Quando pensar... é de mais (!?)

" Pensamento, vai na frente que eu chego depois..."
"Pensiero, vai avanti che io arriverò..."
Mestre Perna

Credit: "La settimana enigmistica"

Pensare, rimuginare, architettare, elaborare; tante parole e sinonimi per esprimere quel macchinoso ingranarsi di azioni, pulsioni elettriche, neuroni, di conscio e subconscio  che agitano perennemente il nostro cervello.

L'essere umano è un animale pensante. L'uomo pensa. Spesso, pensa troppo. A chi non è mai capitato di trovarsi in un momento di "over thinking" e di bloccarsi? Il cervello e la mente si annebbiano perché abbiamo elaborato troppo, valutato troppe opzioni, intravisto troppi rischi, eppure dobbiamo prendere una decisione. Ma nulla, ci fermiamo sul binario a guardare il treno che a gran velocità ci sta correndo incontro e stiamo lì. Immobili, ad osservare le rotaie e valutare il rischio che comporterebbe saltarle: potremmo inciamparci nell'atto di scavalcarle con un balzo od un passo, potremmo scivolarci sopra appoggiandoci il piede; e se anche le scavalco incolume il vuoto creato dal treno che passa a gran velocità potrebbe risucchiarmi e vanificare il mio sforzo. E così, mentre pensiamo a tutto questo, il treno è passato: sopra di noi.
Ora chiediamoci: ne valeva la pena? Valeva il sacrificio farsi attraversare da tutti quei pensieri per poi ritrovarci comunque atterrati? O - tutto sommato - potevamo correrlo il "rischio" di rimanere in piedi e vivi?
Jogando capoeira impariamo a ricoprire il ruolo di quelli che decidono di spostarsi dal binario per tempo. Come diceva Mestre Bimba "ginga sempre!". Gingare, rimanere in continuo movimento, lasciare che sia il nostro corpo a pensare, specie quando la mente perde di lucidità. Cosa significa avere un corpo che pensa? Significa abbandonare la teoria per cui le nostre membra sono meccaniche esecutrici di ciò che la mente gli ordina di fare (senza però voler negare la grande capacità della mente e della forza di volontà di influenzare il corpo), ma che il corpo è esso stesso una parte senziente e fisica dell'Io in grado di attuare dei meccanismi, delle reazioni che prescindono la volontà cosciente dell'essere. 
Il corpo che pensa è istinto. Il corpo del capoerista è un corpo che sa pensare. La mente del capoerista è una mente capace di rimettersi all'istinto. Il jogo di capoeira è per sua stessa natura improvvisazione: non può essere premeditato, preordinato, programmato.
Durante l'allenamento ci esercitiamo ad eseguire sequenze, combinazioni di colpi concatenati in una certa maniera; studiamo differenti opzioni per uscire da uno stesso colpo. Ripetiamo gli stessi movimenti infinite volte, non tanto per riproporli in quelle stesse situazioni esemplificative, ma affinché quel movimento:

"Vira istintu! Entra nu sangui e num saia nunca maiz!" *

Assim como dizia Mestre Bimba. 
Concludo questa raccolta di pensieri con le parole del mio Mestre, Mestre Aranha:

"Nella roda tutto accade senza schemi né piani prestabiliti [...]. E' il corpo sovrano, libero nel suo movimento, trasportato dal suo stesso ritmo, che trova istintivamente il suo cammino. Il capoerista è padrone del proprio corpo e, come un artista, crea infinitamente. Nella capoeira, così come nella filosofia di Nietzche, il corpo pensa. Pensiero e corpo appartengono all'ordine del diverso, vale a dire a una simultaneità di cose comprensibili e incomprensibili che raramente passano per la nostra coscienza.Nella capoeira non vive l'IO isolato e onnipotente di una coscienza sportiva, ma un gruppo, un multiplo, differenziato, polimorfo, un collettivo di anime che dà voce creativa a una tradizione ritualistica, musicale e corporale di origine nera." **

Fonti:
* Dr. Decânio, "A herancia de Mestre Bimba".
** Mestre Aranha - Lennon Rogerio Santos de Almeida, "Il corpo, edificio collettivo di diverse anime".

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