No è no. Sempre.

Cari lettori, e care lettrici, ma soprattutto cari lettori maschi, oggi vi faccio un invito alla riflessione ed al ragionamento. Mi è capitato di recente che un uomo si interessasse al mio corso di capoeira, non tanto per interesse alla capoeira, quanto per interesse nei miei confronti. 
Con la persona in questione c'erano stati in precedenza semplici dialoghi di circostanza: nessun flirt e nessuna intenzione di flirt. Ci eravamo presentati e, parlando del più e del meno, avevo detto che tengo un corso. Questo, il giorno seguente, ha cercato e trovato il mio sito, e da lì mi ha contattata per aver informazioni sul corso e chiedere di partecipare. "Ok, nessun problema, ben venuto!". Sarò franca, cari maschietti, se c'è una cosa che non siete in grado di dissimulare (qualora abbiate l'intenzione di dissimularlo) è proprio l'interesse per una donna. Dunque, inutile mentire nel caso siate "sgamati".
Infatti, già dalla prima lezione mi è stato chiaro il motivo di tale interesse per la "capoeira"... difficilmente le mie intuizioni sono fallaci, ma ho voluto comunque dare un'altra opportunità, "potrei anche sbagliarmi" mi son costretta a pensare. Seconda lezione, stessa sensazione e sempre più forte, tanto da farmi irrigidire abbastanza nel mio modo di dar aula
Tengo a precisare che non  ci sono stati atteggiamenti eclatanti da parte di quell'uomo, ma si è trattato di sottigliezze, il modo di guardare, la volontà di stare troppo vicino fisicamente rispetto a quanto sarebbe appropriato per il contesto della lezione, modi di salutare troppo affettuosi e volontariamente intimi (la famosa mano sul fianco); tutti comportamenti che lanciavano chiaramente un certo messaggio. 
Dulcis in fundo, il giorno dopo (un sabato) arriva un WhatsApp per chiedere se potessimo uscire a cena. Eccolo là, parte all'attacco. A questo punto, tutto il mio bon ton lascia spazio alla "Rina" che c'è in me (Rina era mia nonna, una donna schietta e che non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno) e rispondo seccamente che non avevo intenzione di uscire con lui - né ora, né mai - e che se aveva deciso di frequentare il corso nella speranza di rimorchiarmi, beh... era proprio il caso che cambiasse strada. Risposta da arrampicata sugli specchi e sparisce.
Trascorre un mesetto e ritorna: 

U: "Ciao, come stai? Mi è passata l'infiammazione alla spalla, vi state ancora allenando?". 
S: "Ciao, tutto bene. Siamo ancora lì. Guarda, so di essere stata (forse) un po' brusca, ma spero tu abbia compreso le mie ragioni."
U: "Sai, ci sono rimasto un po' male, sono uno sensibile, [...]. Ma se posso permettermi, perché non vuoi essere rimorchiata?"
S: ribadisco quanto già detto un mese prima.
U: "Ah forse per la differenza d'età..."
Qualche ora dopo,
U: "Ma sei proprio sicura, poi magari mi frequenti e scopri che ti piaccio"

Dopo quest'ultimo messaggio ho deciso di bloccare questo contatto su WhatsApp.
Le cose che in questa storia mi hanno assai infastidita sono due.
La prima è il fatto che una persona (di qualsivoglia età) decida di partecipare al mio corso di capoeira avendo come primario obbiettivo quello di dare il via ad una relazione sentimentale (o derivati) con me; in questo modo si vuole sminuire sia la mia figura di insegnate sia il rispetto per ciò che faccio. L'aula di capoeira NON è un luogo di rimorchio, non è una discoteca dove si va per rimorchiare approfittando della libera espressione dei corpi. Purtroppo non è la prima volta che ciò mi succede, già in passato (nel ruolo di allieva)  ho subito degli sgradevoli tentativi di rimorchio da parte di insegnati durante l'aula. Già all'epoca lo trovai un fatto di grande mancanza di rispetto per l'allievo/a e per il ruolo di educatore od educatrice che si ricopre durante le ore di lezione. Posso comprendere la nascita di interessi reciproci, sono legittimi, ma che ciò diventi il motivo primario dell'allenamento, NO.
La seconda cosa che mi ha davvero scocciata, e qui parlo prima di tutto come donna, è che di fronte ad un mio chiaro "No, grazie", l'altra persona abbia perpetrato ulteriori tentativi di convincimento; ancora più grave di fronte al fatto che in nessuna delle risposte da me date era stato lasciato un barlume di speranza affinché cambiassi idea. Il mio NO è UNO E UNICO, e non devo dare spiegazioni sul perché dico no, non devo argomentare o pensarci ulteriormente su invito di chi non accetta il mio "no" come risposta. NO è NO. Punto.
Ora, in questo caso specifico non è successo nulla di grave salvo un grande fastidio da parte mia; ho voluto però raccontare questa storia come invito alla riflessione per tutti coloro che ancora pensano che il no di una donna valga meno del no di un uomo, per tutti coloro che pensano che possono avere gli atteggiamenti che vogliono sul lavoro o in palestra o in discoteca o in qualsiasi altro luogo di associazione e condivisione tra le persone. Vi invito a riflettere seriamente sui vostri atteggiamenti, anche su quelli che ritenete innocui, chiedetevi sempre "come l'altra persona percepisce queste mie azioni?". Ogni individuo sente e percepisce le cose in modo particolare, e ciascuno di noi può reagire in modo differente alla medesima situazione, è cura di ognuno di noi capire quando stiamo passando il limite del rispetto dell'altro, e se anche non lo capiamo ma ci viene detto chiaramente o comunque fatto capire, allora dobbiamo immediatamente interrompere il nostro comportamento sgradito.

Silvia Z | Sakura
www.capoeirapadova.it









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