Who run the world?

Nei giorni 15 e 16 febbraio scorsi, si è tenuto a Rovereto il secondo incontro trentino "Ela mandou me chamar", invitata speciale: Formada Guerreira del CCSS di Roma.


Sfortunatamente, ho potuto godere dell'incontro solo il sabato pomeriggio, ma la qualità e la Maestria - quando ci sono - non hanno bisogno di tanto tempo per farsi notare: in questo caso erano già note, ed il piacere di partecipare è stato grande, seppur per poco.
Ciò che ho particolarmente apprezzato di questo evento, e di altri già fatti in precedenza col "matrocinio" (concedetemi il neologismo) del Movimento "É cor de rosa choque", è la possibilità di parlare, condividere esperienze e sensazioni che sono legate in modo particolare al mondo del femminile, in tutte le sue declinazioni; si badi bene però: non è uno di quegli incontri in cui si bruciano reggiseni e si parla male degli uomini. È molto di più. Inoltre è un incontro al quale partecipano anche gli uomini, ciò ad indicare il quanto le tematiche affrontate riguardino tutti e tutte.
Un tema che mi ha particolarmente stimolata è stato quello del saper "essere duri senza mai perdere la tenerezza", così l'avrebbe detta Che Guevara. Ovvero imparare in primis ad essere delle donne forti, emancipate, in grado di difendere ed affermare i propri diritti, nella capoeira e nella vita, ma al contempo di prestare attenzione a non diventare a nostra volta creature aggressive e prevaricatrici, finendo per essere uguali a quegli individui - spesso, purtroppo, identificabili nel genere maschile - che tanto detestiamo e contro cui ci battiamo quotidianamente.
La domanda che in me è sorta spontanea è quella che si chiede dove sia il confine tra Essere Femminile, nel senso di Essere gentile e premuroso, capace di atti di grande amore ad esso connaturati, e l'essere fesse, deboli e incapaci di imporci quando la situazione lo richiede? Qual'è il confine tra l'affermare i nostri diritti, pretenderli quando negati e il diventare arroganti e tronfie, avanzando pretese ingiustificate?
Problemi di natura simile si riscontrano anche nel mondo maschile, anch'esso spesso strattonato tra due antipodi, quello dello stereotipato "maschio alfa" e quello della "femminuccia". Ed anche qui si potrebbe aprire un dibattito. 
Penso che tutto sommato il problema di genere sia un problema di umanità, di intelligenza e di cuore. Non dovremmo essere giudicati per la presenza di ovaie o testicoli nel nostro apparato riproduttore. Dovremmo essere valutati per le persone che siamo, per le nostre capacità, la nostra intelligenza e il nostro cuore: tutte cose che non hanno a che fare con le ovaie, i testicoli, il colore della pelle e qualsiasi altro attributo acquisito per nascita e non per scelta.
Sono equilibri sottili, alle volte impercettibili, alle volte uno stesso fatto può avere chiavi di lettura diametralmente opposte a seconda di chi osserva; di una cosa però sono fortemente convinta: il problema di genere è un qualcosa di cui non dovremmo mai stancarci di parlare, e non basta farlo una tantum, c'è bisogno di parlarne ogni qual volta si presenti ai nostri occhi un sopruso, un atto sessista, una parola o un commento fuori luogo. Bisogna parlarne soprattutto con chi la pensa diversamente da noi, solo così potremmo instillare e far crescere il seme di una nuova visione del femminile, del maschile e, chissà, del mondo!

Consiglio la visione di questo speech di Chimamanda Ngozi Adichie, per ulteriori spunti di riflessione sul tema: TEDx Euston

Silvia Z | Sakura

Commenti

  1. Assai interessante tutto ciò, ci devo riflettere, grazie

    RispondiElimina

Posta un commento

Presentati e lascia un commento

Post più popolari